sabato 12 settembre 2009

RECENSIONE di Antonella Santarelli a NELLA CASA DEL SOLE

Ha il sapore delle cose belle e perse, la silloge poetica “Nella casa del sole” di Marisa Attolini, Tabula Fati 2009. Perse, perché l’autrice, poetessa affermata, sembra non intenda perseguire l’obiettivo di ammaliare il lettore impressionandolo con parole forti e contenuti inverosimili, come invece fa, nel nostro tempo, la maggior parte di coloro che scrivono. Versi e pensieri sono a misura delle emozioni dell’autrice: le sue poesie sono frammenti di un discorso intimo indirizzato alla madre e a se stessa. I ricordi si innestano su riflessioni elaborate nel corso di un’intera esistenza: anche la poesia più diretta, all’improvviso, abbandona il sentiero del ricordo descrittivo per inseguire pensieri e sensazioni legati, sembra di capire, ad eventi che hanno segnato la parabola della vita.
L’elegia in memoria della madre rivela allora la narrazione di sé da una particolare angolatura, la donna in fieri che conosce e si confronta con la figura femminile materna troppo grande da definire compiutamente. In punta di piedi si può, allora, entrare nel rapporto madre – figlia: il limite per non andare oltre è dato dalla stessa autrice con i richiami a ciò che non è detto esplicitamente.

Antonella Santarelli

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venerdì 22 maggio 2009

RECENSIONE di Renzo Montagnoli a NELLA CASA DEL SOLE

Dedicata alla madre scomparsa, questa silloge è un percorso esistenziale dell’autrice volto alla metabolizzazione di un evento quale la morte, che impedisce alle persone che restano un completamento del rapporto con l’estinto.
E’ una fase consciamente o inconsciamente sempre presente e procede necessariamente per gradi, arrivando poi all’identificazione con il defunto e infine nel ritrovamento di se stessi.
Si tratta di una catarsi vera e propria, una presa di coscienza dell’ineluttabilità del fatto, da cui sempre si esce con un ricordo della persona amata accompagnato da malinconia, e non più dal dolore.
Non vuol dire solo che “la vita continua”, ma che ora si procede da sé, pur insieme alla memoria. Chi non c’è più non verrà cancellato, non sarà dimenticato, ma si penserà a lui con un affetto soffuso.
Le poesie di Marisa Attolini sono stralci di memoria, piccole carezze dell’anima che non possono lasciare indifferente il lettore. La presenza, pressoché costante, della natura aiuta questa trasformazione dello stato emotivo, smussa gli eccessi, inquadra il tutto nel supremo ordine naturale delle cose e conferisce alle liriche una grazia del tutto particolare ( Il picchio scandiva le ore / del tempo sull’ippocastano / fiorito e il bosco stormiva / all’aria leggera e cantava / il profumo di giorni sereni /…).
Senza che possano essere definite in senso stretto bucoliche, tuttavia l’ambiente è quello della vita a contatto con la natura ( Correva la carraia / verso le zolle arate / dalla mano solerte / dei tuoi padri e / … - oppure - Il pettirosso è ritornato / dondola sul tenero ramo / del gelsomino addormentato /…).
Così, con gradualità si compie il percorso e si arriva al termine ( La luce del buio / rischiara il cammino / sui sentieri dell’anima / guida il mio passo e / ti rivedo raccolta / nella grotta della vita / ricomporre il tuo presente / rammendare le parole / che l’amore intriso / perpetuo canti musica / e riposo al cuore / dei tuoi figli miei / e futuri Mamma / che tu sei e vivi / nell’eternità della vita).
La lettura è sicuramente consigliata.
Renzo Montagnoli
http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=5145