martedì 27 luglio 2010

RECENSIONE di Rosa Aimoni a IMPULSO DI VERSO

Questo piccolo volume riporta una serie di poesie che, trattando diversi temi, propongono un’accesa critica nei confronti di alcuni modi di essere della società contemporanea.
Leggendo queste poesie il lettore da subito evince che esse sono frutto immediato dell’impulso, come suggerisce lo stesso titolo del libro, di raccontare le inquietudini personali che scaturiscono da angosce private, ma anche da problemi generali che riguardano la collettività intera.
L’impulso di scrivere la poesia è “prorompente e fatale”, ma al contempo “difende l’ultima libertà” di esprimere se stessi, di sentire di esistere, di avere una coscienza che ci fa essere umani e non solo “persone che esistono in vitro / solo per consumare”.
La delusione e l’amarezza del poeta si scaglia proprio contro coloro “che non vogliono pensare”, e che quindi rinunciano non solo a prendere posizione, ma anche a vivere come persone che hanno una coscienza e un’individualità.
L’essere umano contemporaneo, sempre più privo di pensiero, viene visto dal poeta come “solo e banale”. L’aggettivo “banale” richiama inevitabilmente le riflessioni di Hannah Arendt, che a proposito del male disse: “Non è mai radicale, ma soltanto estremo… Esso sfida il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità…e nel momento in cui cerca il male è frustrato perché non trova nulla…”[1]
E le persone banali fanno comodo a quelle di potere, diventando all’occorrenza un loro utile strumento; le persone di potere, a detta dell'autore, “amano contornarsi di nullità… trattare gli altri solo per utilizzarli con sospetto o controllarli con odio…” E tale controllo avviene anche con i mezzi di informazione, come internet, potente strumento che però può celare enormi insidie.
Lo smarrimento dell’essere umano contemporaneo si riverbera inevitabilmente anche sulla famiglia e sulle relazioni, come bene mettono in luce le poesie intitolate “Genitori”, “Maltrattamenti”, “Madri smarrite”, “Tradimenti” e “Amori contemporanei”.
Ma allora cosa può ancora salvarci?
Forse un “sospiro di sole” che può regalarci “una nota solitaria / d’ignota beatitudine”, o forse “la suprema libertà dell’evento naturale”, che di certo non si piega alla logica dei potenti i quali, per quanto facciano, non potranno mai governare la sovrana natura.

Rosa Aimoni

[1] H. Arendt, Ebraismo e modernità, p. 227.

http://www.reportonline.it/2010072742434/cultura/impulso-di-verso-di-gianfranco-contini.html

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