lunedì 6 dicembre 2010

Tre poeti a confronto a Modena per “L’io che scrive”

Martedì 7 dicembre un nuovo incontro con tre autori conclude gli appuntamenti del ciclo di conferenze poetiche “L’io che scrive”, promosso dal circolo La Fonte di Ippocrene in collaborazione con la Circoscrizione 4 S. Faustino, Saliceta San Giuliano, Madonnina, Quattro Ville.

Alle ore 21 nella sala civica del Villaggio Giardino in via Curie 22, si confrontano i poeti Marisa Attolini, autrice di “Nella casa del sole” per le edizioni Tabula Fati, Franco Gollini, che ha pubblicato per la casa editrice Colombini “Cromatiche emozioni” e Antonio Maglio che ha scritto “Il vangelo di Cana” pubblicato dalle edizioni Il Fiorino. A introdurre i tre autori sarà Rossano Onano.

La serata è ad ingresso libero. Per ulteriori informazioni: Circoscrizione 4 tel. 059 2034030.

http://www.sassuolo2000.it/2010/12/06/tre-poeti-a-confronto-a-modena-per-lio-che-scrive/

http://www.sassuoloonline.it/2010/12/06/tre-poeti-a-confronto-a-modena-per-lio-che-scrive/

martedì 27 luglio 2010

RECENSIONE di Rosa Aimoni a IMPULSO DI VERSO

Questo piccolo volume riporta una serie di poesie che, trattando diversi temi, propongono un’accesa critica nei confronti di alcuni modi di essere della società contemporanea.
Leggendo queste poesie il lettore da subito evince che esse sono frutto immediato dell’impulso, come suggerisce lo stesso titolo del libro, di raccontare le inquietudini personali che scaturiscono da angosce private, ma anche da problemi generali che riguardano la collettività intera.
L’impulso di scrivere la poesia è “prorompente e fatale”, ma al contempo “difende l’ultima libertà” di esprimere se stessi, di sentire di esistere, di avere una coscienza che ci fa essere umani e non solo “persone che esistono in vitro / solo per consumare”.
La delusione e l’amarezza del poeta si scaglia proprio contro coloro “che non vogliono pensare”, e che quindi rinunciano non solo a prendere posizione, ma anche a vivere come persone che hanno una coscienza e un’individualità.
L’essere umano contemporaneo, sempre più privo di pensiero, viene visto dal poeta come “solo e banale”. L’aggettivo “banale” richiama inevitabilmente le riflessioni di Hannah Arendt, che a proposito del male disse: “Non è mai radicale, ma soltanto estremo… Esso sfida il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità…e nel momento in cui cerca il male è frustrato perché non trova nulla…”[1]
E le persone banali fanno comodo a quelle di potere, diventando all’occorrenza un loro utile strumento; le persone di potere, a detta dell'autore, “amano contornarsi di nullità… trattare gli altri solo per utilizzarli con sospetto o controllarli con odio…” E tale controllo avviene anche con i mezzi di informazione, come internet, potente strumento che però può celare enormi insidie.
Lo smarrimento dell’essere umano contemporaneo si riverbera inevitabilmente anche sulla famiglia e sulle relazioni, come bene mettono in luce le poesie intitolate “Genitori”, “Maltrattamenti”, “Madri smarrite”, “Tradimenti” e “Amori contemporanei”.
Ma allora cosa può ancora salvarci?
Forse un “sospiro di sole” che può regalarci “una nota solitaria / d’ignota beatitudine”, o forse “la suprema libertà dell’evento naturale”, che di certo non si piega alla logica dei potenti i quali, per quanto facciano, non potranno mai governare la sovrana natura.

Rosa Aimoni

[1] H. Arendt, Ebraismo e modernità, p. 227.

http://www.reportonline.it/2010072742434/cultura/impulso-di-verso-di-gianfranco-contini.html

sabato 12 settembre 2009

RECENSIONE di Antonella Santarelli a NELLA CASA DEL SOLE

Ha il sapore delle cose belle e perse, la silloge poetica “Nella casa del sole” di Marisa Attolini, Tabula Fati 2009. Perse, perché l’autrice, poetessa affermata, sembra non intenda perseguire l’obiettivo di ammaliare il lettore impressionandolo con parole forti e contenuti inverosimili, come invece fa, nel nostro tempo, la maggior parte di coloro che scrivono. Versi e pensieri sono a misura delle emozioni dell’autrice: le sue poesie sono frammenti di un discorso intimo indirizzato alla madre e a se stessa. I ricordi si innestano su riflessioni elaborate nel corso di un’intera esistenza: anche la poesia più diretta, all’improvviso, abbandona il sentiero del ricordo descrittivo per inseguire pensieri e sensazioni legati, sembra di capire, ad eventi che hanno segnato la parabola della vita.
L’elegia in memoria della madre rivela allora la narrazione di sé da una particolare angolatura, la donna in fieri che conosce e si confronta con la figura femminile materna troppo grande da definire compiutamente. In punta di piedi si può, allora, entrare nel rapporto madre – figlia: il limite per non andare oltre è dato dalla stessa autrice con i richiami a ciò che non è detto esplicitamente.

Antonella Santarelli

http://forummediterraneoforpeace.it.forumfree.net/?t=42657669&view=getlastpost#lastpost

venerdì 22 maggio 2009

RECENSIONE di Renzo Montagnoli a NELLA CASA DEL SOLE

Dedicata alla madre scomparsa, questa silloge è un percorso esistenziale dell’autrice volto alla metabolizzazione di un evento quale la morte, che impedisce alle persone che restano un completamento del rapporto con l’estinto.
E’ una fase consciamente o inconsciamente sempre presente e procede necessariamente per gradi, arrivando poi all’identificazione con il defunto e infine nel ritrovamento di se stessi.
Si tratta di una catarsi vera e propria, una presa di coscienza dell’ineluttabilità del fatto, da cui sempre si esce con un ricordo della persona amata accompagnato da malinconia, e non più dal dolore.
Non vuol dire solo che “la vita continua”, ma che ora si procede da sé, pur insieme alla memoria. Chi non c’è più non verrà cancellato, non sarà dimenticato, ma si penserà a lui con un affetto soffuso.
Le poesie di Marisa Attolini sono stralci di memoria, piccole carezze dell’anima che non possono lasciare indifferente il lettore. La presenza, pressoché costante, della natura aiuta questa trasformazione dello stato emotivo, smussa gli eccessi, inquadra il tutto nel supremo ordine naturale delle cose e conferisce alle liriche una grazia del tutto particolare ( Il picchio scandiva le ore / del tempo sull’ippocastano / fiorito e il bosco stormiva / all’aria leggera e cantava / il profumo di giorni sereni /…).
Senza che possano essere definite in senso stretto bucoliche, tuttavia l’ambiente è quello della vita a contatto con la natura ( Correva la carraia / verso le zolle arate / dalla mano solerte / dei tuoi padri e / … - oppure - Il pettirosso è ritornato / dondola sul tenero ramo / del gelsomino addormentato /…).
Così, con gradualità si compie il percorso e si arriva al termine ( La luce del buio / rischiara il cammino / sui sentieri dell’anima / guida il mio passo e / ti rivedo raccolta / nella grotta della vita / ricomporre il tuo presente / rammendare le parole / che l’amore intriso / perpetuo canti musica / e riposo al cuore / dei tuoi figli miei / e futuri Mamma / che tu sei e vivi / nell’eternità della vita).
La lettura è sicuramente consigliata.
Renzo Montagnoli
http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=5145

mercoledì 1 ottobre 2008

RECENSIONE di Arduino Rossi a CINQUANTA POESIE

E' una raccolta 50 poesie della poetessa abruzzese Anna Ventura, con la a-fronte pagina, tradotto dal valido poeta francese Paul Courget.
Sono liriche ispirate al mondo agreste o a oggetti semplici, con la loro magia.
Ci sono alberi e frutti, bambini,comignoli, altalene e campi fioriti, di un Abruzzo quasi antico, sicuramente sempre simile a se stesso, con la sua armonia: è un mondo minuto, senza grandi emozioni, ritmato dal sole e dalla Luna, dal trascorrere delle stagioni, lontano dal caos cittadino.
Particolarmente piacevoli sono gli Haiku, versi notoriamente difficili per la forma esile di 3 righe e di 5, di 7 e di 5.
La nostra poetessa conosce la materia ed evita quindi giochi di nomi banali, ma sa dare il meglio di sé con ritmi lievi, immagini veloci, come ricordi che transitano nella mente.
Anna Ventura è una Poetessa riconosciuta sia dalla critica, sia per il suo valore e con questa opera supera il confine del suo Abruzzo, portandola nella Francia dalla lingua musicale, morbida e decisa, grazie al valore di un ottimo poeta francese.

Arduino Rossi

martedì 24 giugno 2008

RECENSIONE di Cristina Contilli a CINQUANTA POESIE

Il libro di Anna Ventura è una dimostrazione interessante di come la poesia possa trasformarsi in un dialogo a distanza tra persone che condividono la stessa poesia per la parola e per le sue implicazioni culturali ed esistenziali.

Questo libro, come spiega l’autrice nella prefazione, è nato, infatti, dal suo scambio di testi con il poeta francese Paul Courget che l’autrice non ha mai conosciuto di persona, ma con cui intrattiene da tempo una relazione epistolare.

Scrive, infatti, la Ventura nella prefazione: “Non avrei mai pensato che da questo scambio epistolare potesse scaturire un libro; mi accorgo oggi, che il libro c’è, e che deve nascere, come tutte le creature mature per farlo. Per me questo libro è importante: è il segno che la mia poesia è andata “oltre”: oltre la culla abruzzese, in cui è nata; oltre tutte le altre regioni italiane, in cui si è diffusa, oltre le occasioni che l’hanno portata anche in molti paesi europei e americani, per approdare, finalmente, in Francia, la meta più ambita: perché è lì, la patria della bellezza segreta, dell’amore al dettaglio minimo, che solo l’occhio esercitato può cogliere: la terra dei campi di lavanda e delle vetrate policrome; della carta da parati e dei poeti cortesi; la terra, dove non a caso, Leonardo ha lasciato le sue spoglie e la Gioconda.”

Le poesie della Ventura descrivono emozioni e luoghi sia vicini sia lontani (come Creta o la Spagna), raccontati con tocco musicale e leggero.

Cristina Contilli

http://www.literary.it/dati/literary/contilli/cinquanta_poesie.html